Alcuni paesi produttori di petrolio «stanno acquistando massicciamente sui nostri mercati». Ed è anche per questo che il Governo è pronto a varare un provvedimento per permettere alle società italiane di difendersi da Opa ostili.
Da Bruxelles, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lancia l'allarme fondi sovrani. Il pericolo - ha reso noto conversando con i giornalisti al termine del vertice del Ppe - è che vengano lanciate «opa ostili su molte validissime imprese italiane che oggi hanno una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore».
I fondi sovrani, gestiti e controllati direttamente dai governi (soprattutto dei Paesi arabi esportatori di petrolio), sono utilizzati per investire in azioni, obbligazioni o immobili gli eventuali surplus fiscali o le riserve in valuta estera. Questione nota da tempo e che ora acquista ancor più rilevanza alla luce di quella che lo stesso premier definisce «l'attività speculativa in corso nei mercati finanziari mondiali. Si possono realizzare utili sia quando è ai massimi sia quando è ai minimi. Credo che sia in campo anche ora una attività di questo tipo». Effettivamente la vicenda «può realmente preoccupare. La Consob sta indagando. Il presidente Lamberto Cardia sta verificando anche con altri Paesi se sia possibile mettere in moto degli accorgimenti per fermare questo processo». La speculazione, oltre che i timori connessi all'arrivo della recessione, sono stati ieri i fattori prevalenti che hanno determinato l'andamento negativo delle borse.
In serata, nel corso della conferenza stampa tenuta in margine ai lavori del Consiglio europeo, Berlusconi ha annunciato che nei prossimi giorni sarà varata la norma per contrastare le opa ostili in Italia. «Il Tesoro sta lavorando con la Consob ad un emendamento per la passivity rule, così che una società possa difendersi da opa ostili. Oggi non è così in Italia». Sarà «sufficiente anche un emendamento a uno dei due decreti in discussione in Parlamento», ha spiegato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.
Berlusconi ha comunque parzialmente mitigato la portata delle sue precedenti dichiarazioni: in realtà quella in atto è in prevalenza speculazione finanziaria, senza che vi sia da parte dei Paesi in questione intenzione di entrare nel capitale delle società. «I giornali dei Paesi arabi e i responsabili di Governo di questi Paesi con i quali ho parlato mi hanno detto che stanno agendo in questo senso». Il premier torna poi sull'invito, formulato nei giorni scorsi, ad investire in azioni Eni ed Enel: «Lo ribadisco. È assolutamente positivo investire in queste società che considero come pubbliche».
Le misure messe in atto dai governi europei all'inizio della settimana hanno scongiurato l'effetto panico. Le robuste iniezioni di liquidità immesse nel sistema bancario, l'intervento diretto nel fondamentale canale dei prestiti interbancari hanno posto le basi per arginare una crisi a catena dell'intero sistema del credito. Ma ora incombe la recessione e lo stesso premier osserva come l'impatto sull'economia reale è inevitabile. Berlusconi rivendica al Governo il merito di aver individuato per tempo, e «tra i primi» le strategie le misure da mettere in campo a livello europeo. Ora gli istituti di credito «possono davvero continuare a fare il loro indispensabile mestiere, che è quello di sostenere l'economia, gli investimenti e le imprese».
Pressata dalla crisi, l'Europa ha reagito. Il segnale è importante. «Dobbiamo stabilire nuove regole. Abbiamo cominciato con quelle contabili. Ora servono più controlli». E vanno attribuite le responsabilità «a chi ha messo in atto comportamenti non conformi ad un corretto agire».
